Nel territorio di Bisceglie, lungo il percorso di Lama Santa Croce, si contano in tutto quattro dolmen ma si ritiene fossero più numerosi: dolmen Frisari, situato sulla sponda sinistra della cosiddetta “Lama dell’Aglio” al confine con i territori di Molfetta e Ruvo di Puglia; dolmen di Albarosa, sulla direttrice Bisceglie-Corato; dolmen dei Paladini, nel territorio di Corato confinante con Bisceglie; e infine, il dolmen della “Chianca”, sicuramente il monumento meglio conservato e certamente uno dei più importanti in Europa.
A lungo archeologi e studiosi si sono interrogati sulla funzione di questi monumenti megalitici. Oggi è ritenuto si tratti di strutture funerarie. I dolmen biscegliesi, in particolare, come alcuni dolmen rinvenuti nel tarantino e nel brindisino, presentano le caratteristiche tipiche delle tombe dolmeniche a galleria e a corridoio entro tumulo ellittico. Queste caratteristiche architettoniche ne collocano la datazione al periodo Bronzo Medio, dunque compreso tra il XVI e il XIV secolo a. C. Tra le ipotesi avanzate, quella più accreditata è che si tratti di sepolture di prestigio, riservate alle famiglie più importanti.
Il dolmen “La Chianca”, facilmente raggiungibile percorrendo la via Corato-Ruvo, si presenta in buono stato di conservazione. La sua scoperta risale al 1909, in seguito agli scavi condotti da Mosso e Samarelli e successivamente dal Gervasio. Si tratta di una tomba a corridoio largo, composta da una cella sepolcrale e da un corridoio d’accesso (dromos). Alta circa 1.80, la cella è formata da tre lastroni di pietra posti verticalmente a reggere il lastrone di copertura che misura 2.40 m per 3.80 m. Il materiale utilizzato per la sua realizzazione è in calcare che, estratto in lastre, veniva reperito nelle zone limitrofe. Il corridoio, lungo 7.50 m, è costituito da una serie di lastroni infissi verticalmente nel terreno a un’altezza di molto inferiore ai tre lastroni portanti. Gli scavi condotti dal Gervasio intorno al dolmen, inoltre, portarono alla luce un muro a secco largo due metri che si interrompeva solo sul lato orientale, cioè in corrispondenza dell’accesso alla tomba e che costituiva la base dell’enorme tumulo di pietre da cui doveva essere interamente ricoperto il dolmen. Numerosi i resti ossei umani ritrovati durante gli scavi, attribuibili ad una decina di individui, unitamente a un ricco corredo funerario comprendenti vasi di ceramica ad impasto, pendagli di collana, una fusaiola, frammenti di lama di ossidiana e di selce, una falera in bronzo. Il ritrovamento dei resti di un focolare circolare al centro del corridoio hanno fatto pensare all’uso del fuoco a scopo rituale. Gli scavi hanno inoltre evidenziato l’esistenza di due livelli, dunque di due momenti di deposizione, uno più antico risalente al Protoappenninico e l’altro a una fase non troppo avanzata dell’Appenninico.
L’eccezionale importanza del dolmen La Chianca è stata riconosciuta anche dall’Unesco che proprio quest’anno ha inserito il monumento nell’elenco dei “Monumenti Messaggeri e Testimoni di una Cultura di Pace”. Un riconoscimento di portata internazionale che esorta ad avviare un percorso di valorizzazione e tutela di un sito da troppo tempo in stato di abbandono, nella speranza che presto sia concretizzato il progetto dell’ istituzione di un parco archeologico del dolmen.

 

Come arrivare

Al quarto chilometro della via per Corato-Ruvo, svoltare a sinistra e seguire la segnaletica che conduce agevolmente al dolmen. Coordinate GPS: 41.194463,16.487281