Sono tanti i piatti della nostra tradizione nati grazie all’incontro tra culture diverse. Di fatto, molta della tradizione gastronomica pugliese è il frutto di queste combinazioni, soprattutto perché la nostra regione da sempre ha avuto contatti con popoli di diversa provenienza che hanno lasciato un’impronta nella nostra cucina come anche nell’arte, nell’architettura e nella cultura in generale.

A proposito di culture che si incontrano e di tradizioni che resistono nei secoli, non possiamo non parlare della “colva”, un antichissimo dolce che si prepara in tutta la Puglia, dal Gargano al Salento, in occasione della festa di Ognissanti che precede la commemorazione dei defunti.

Come mai una ricorrenza, all’apparenza triste come la commemorazione dei defunti, venga celebrata con un dolce è presto detto. Basta dare un’occhiata ai suoi ingredienti per capirlo: grano bollito e chicchi di melagrana sono due tra i principali ingredienti della colva, chiamata anche “grano dei morti”, entrambi simboli per eccellenza della rinascita e della vita dopo la morte, nelle culture più antiche, da quella greca a quella romana.

Presso i Romani, ad esempio, il grano bollito e benedetto veniva utilizzato in molti riti religiosi; nella mitologia greca, invece, sono molti i riferimenti al melograno: Venere avrebbe donato agli uomini questo frutto, simbolo del matrimonio e di fecondità, motivo per cui spesso la dea è stata dipinta con una melagrana nella mano destra.

Simbolo di vita, dunque, e di rinascita, il grano e il melograno sono stati utilizzati sin dai Romani per rappresentare la promessa della vita dopo la morte, motivo per cui nei secoli, con l’aggiunta di altri ingredienti come la frutta secca, il cioccolato fondente e il vincotto, questo dolce ha finito per essere associato alla ricorrenza del due novembre.

Un discorso a parte merita il nome, “colva”, di probabile origine bizantina. Il termine deriverebbe, infatti, dal greco-bizantino “Kolba”, forma contratta del greco “Kòliba”, a testimonianza di quanto la cultura greco-bizantina abbia lasciato tracce profonde nella nostra Puglia. In alcune aree della Grecia, ancora oggi, si conserva la tradizione di consumare sulla tomba del caro estinto del grano cotto.

Il “grano dei morti” viene ancora oggi preparato in molte città pugliesi; a Canosa di Puglia, ad esempio, dove sopravvive l’antica usanza di lasciare la tavola imbandita per la visita notturna delle anime dei defunti. Un’usanza di origine precristiana mutuata, come spesso accade, dalla religione cristiana e tramandata

testi: Ida Di Tacchio