Chi ha un po’ di familiarità con il territorio selvaggio dell’Alta Murgia sa bene quanti frutti unici e preziosi un territorio come questo, è capace di offrire. Certo, bisogna essere disposti ad affrontare lunghe e meticolose ricerche attraverso terreni spesso impervi ma alla fine del percorso si è sempre ricompensati.

Sulla Murgia, a chi sa ben cercare, ogni stagione dell’anno offre la possibilità di scoprire straordinari prodotti, come i prelibatissimi funghi cardoncelli, un tempo chiamati dai pastori “figli dei tuoni”, forse perché crescevano con le prime piogge autunnali.

Fino a non molto tempo fa si è temuta l’estinzione di questo fungo a causa, soprattutto, dei cambiamenti climatici che negli ultimi anni hanno influito sugli equilibri della natura. Fortunatamente, grazie all’impegno delle istituzioni locali e di alcune associazioni, è cresciuta l’attenzione intorno a questo prodotto così fortemente identitario del nostro territorio, con un’attenta campagna di sensibilizzazione e l’organizzazione di veri e propri corsi di formazione micologica per il conseguimento del patentino, necessario per la raccolta dei funghi spontanei.
Protagonista indiscusso delle tavole autunnali pugliesi e, murgesi in particolare, il fungo cardoncello si gusta in tantissimi modi, dal più tradizionale “cardoncelli, agnello e lampascioni” alle ricette più semplici: fritto, trifolato, gratinato al forno… i modi per gustarlo sono davvero tanti. Con il suo sapore delicato ma inconfondibile e il gradevole retrogusto “terroso”, il fungo cardoncello è diventato negli ultimi anni il protagonista di alcune delle più apprezzate sagre autunnali: Minervino Murge, Spinazzola, Ruvo di Puglia, Gravina e Cassano sono ormai tappe irrinunciabili per tutti gli appassionati del fungo cardoncello che, a buon diritto, è stato inserito nel PAT, l’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali.

 

testi: Ida Di Tacchio

Foto: @gimbo.27

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