Il tesoro naturalistico della Murgia ha ricevuto il più importante e meritato riconoscimento il 2 dicembre 1998, quando con l’approvazione della l. 426, è stato istituito il Parco Nazionale dell’Alta Murgia.

Si è trattato di un importante risultato, ottenuto grazie all’impegno sinergico dei Comuni compresi nell’area territoriale del Parco: Altamura, Andria, Bitonto, Cassano Murge, Corato, Gravina di Puglia, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto.

La nascita del Parco coincide con l’attuazione di un progetto mirante, essenzialmente, a sostenere la valorizzazione e lo sviluppo eco-compatibile di quest’area. Finalmente, è stata accettata l’idea che la ricchezza della Murgia risieda nell’enorme bagaglio d’usi, costumi ed attività economiche tradizionali che la caratterizzano e che quindi, devono essere tutelate.

L’Alta Murgia si estende per più di 90.000 ettari tra la costa adriatica ed i rilievi lucani. L’altopiano murgiano si dispiega in una suggestiva successione di depressioni, colline, scarpate e lame, raggiungendo la massima altezza, 679 metri, in corrispondenza di Monte Caccia. Quest’area territoriale è prevalentemente costituita da rocce calcaree risalenti al cretaceo, ma vi sono anche formazioni rocciose più recenti, come i tufi, formatisi nel pliocene, ed i sacchi d’argille, sabbie, nonché i depositi alluvionali terrosi e ciottolosi, risalenti all’ultima era geologica, che misti a humus e terre rosse formano gli unici terreni adatti alla coltivazione.

Il paesaggio è contraddistinto da una vegetazione aspra ma, allo stesso tempo, variegata. L’Alta Murgia custodisce l’ultimo esempio di steppa pseudo mediterranea dell’Italia peninsulare. Sui pascoli, che a prima vista potrebbero apparire aridi e pietrosi, nascono diverse specie vegetali.

Si va dai micropaesaggi di licheni e muschi, a varie specie di graminacee, ferule ed asfodeli. Mentre, all’ombra degli splendidi lecci e cerri, cresce un sottobosco cespuglioso con rose canine ed orchidee selvatiche. Questa terra, inoltre, offre alcune delizie gastronomiche, come i dolcissimi asparagi, i gustosi lampascioni ed i pregiati funghi cardoncelli.

Altrettanto variegato è il patrimonio faunistico dell’Alta Murgia. L’asperità di queste zone, se da un lato ha reso meno frequenti gli insediamenti umani, dall’altro ha favorito la conservazione di un ambiente favorevole al prosperare di diverse specie animali. In primo luogo, vanno ricordati gli anfibi ed i rettili. Fra le specie più diffuse il trifone italico, il rospo comune e quello smeraldino, la rana verde, il geco kotschy, il ramarro, la vipera e l’emblematica lucertola campestre.

Tra i mammiferi più facili da incontrare, vanno menzionati la volpe, la faina, la lepre ed il riccio. Infine dobbiamo ricordare che, sono ben 80, le specie d’uccelli che nidificano sull’Alta Murgia, fra cui la calandra, il lanario, il corvo imperiale e lo splendido falco naumanni, chiamato anche grillaio. Attraversando il parco si possono incontrare strutture architettoniche di vario genere, che rendono tipico il territorio dell’Alta Murgia.

Possiamo distinguere, fondamentalmente, tre categorie di costruzioni: anzitutto quelle legate all’attività pastorizia ed agricola, quelle religiose, ed i castelli. Tra le prime s’annovera il Tratturo, antica “via erbosa” lungo la quale le greggi transumanti dovevano spostarsi per raggiungere i pascoli.

L’Alta murgia conta ben 6 Tratturi tra cui ricordiamo il n° 21 (che collega Melfi a Castellaneta) lungo ben 142 km, il quale si snoda lungo l’antichissima Via Appia. Poi dobbiamo ricordare le Poste, locazioni recintate con muretti a secco, costruite per proteggere gli armenti dal freddo. Infine gli Jazzi, strutture destinate all’allevamento degli ovini, solitamente situate a sud ed in pendenza, in zone interne.

Un’attenzione particolare va riservata alle Masserie. La loro origine risale al XV secolo. Con la fondazione della Regia Dogana della Mena delle Pecore, si ebbe una rigida organizzazione dell’economia agricola pugliese, che portò alla costruzione di strutture adatte a sostenere lo sfruttamento pastorale e cerealicolo del territorio.

In questo periodo furono fondate le masserie. Fino al XVII secolo la loro diffusione fu strettamente controllata sia nel numero che nell’estensione, poiché la Regia Dogana aveva interesse a mantenere a pascolo la maggior superficie del territorio murgiano.

Tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XIX, le masserie divennero il centro organizzativo dei latifondi. Il paesaggio dell’Alta Murgia è nobilitato dai grandi manieri, testimoni solenni di un’antica ed alta civiltà rupestre che affonda le sue origini nella prima fase della penetrazione basiliana nella nostra regione. Fra questi castelli ricordiamo: il Castello del Garagone, il Castello di Gravina di Puglia ed il magnifico Castel del Monte.

Infine, l’Alta Murgia custodisce splendide chiese rupestri, simbolo della profonda spiritualità che promana da questa terra brulla e silenziosa. La vita non ha mai abbandonato questi territori, che ad alcuni potrebbero perfino apparire lunari. L’importanza archeologica di questa zona consente di rilevare quanto sia antico, qui, il fenomeno dell’antropizzazione. Lo straordinario ritrovamento dello scheletro fossile dell’Uomo d’Altamura, ci offre una preziosa testimonianza dell’antichissimo legame che unisce l’uomo a questa terra. Un legame che dovrà essere sempre preservato con cura ed attenzione filologica.

 

 

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