L’allevamento delle cozze a Taranto, la mitilicoltura, ha radici lontanissime, risale addirittura al 1500 e rappresenta da sempre un’importante fonte di reddito per l’economia locale. I suoi caratteristici pali di legno di castagno e le reste in fibra vegetale hanno invaso il Mar Piccolo e in misura minore il Mar Grande. Nel corso dei secoli con l’evoluzione delle tecniche di allevamento si è assistito anche al perfezionamento delle barche destinate alla raccolta del prodotto.

Essa non è un semplice mezzo di trasporto ma è un vero e proprio ambiente di lavoro: ogni dettaglio costruttivo è stato studiato. Si tratta di una imbarcazione tutta squilibrata a poppa, verso il pozzetto, con il pianale di carico (a’ sanola) spostato posteriormente e la stiva (a’ ‘nghiea) utilizzata di rado come tale, essendo destinata più che altro ad ospitare il caposquadra, addetto alla sistemazione ed alla pulizia dei pergolai.

Durante la navigazione a remi, a barca carica, ma al di fuori dei vivai, la posizione del vogatore, in considerazione del fatto che gli altri spazi sono occupati o da un operaio o dal prodotto raccolto, è a prua, con l’unico remo usato alla maniera dei gondolieri veneziani. Una curiosità: si tratta del solo natante al mondo che, carico, procede di poppa anziché di prua.

Il settore ha visto un crollo nel 1973, quando in Puglia scoppiò un’epidemia di colera, che ha segnato anche un nuovo punto di partenza: nell’arco di un decennio la produzione ha raggiunto, nel 1983, la ragguardevole quota di 15 mila tonnellate. Oggigiorno nonostante una produzione di cozze che si è attestata stabilmente sulle 30 mila tonnellate, l’offerta comunque non è sufficiente a soddisfare la domanda, tant’è il ricorso a massicce importazioni sia dalla Spagna che dalla Grecia.

Per la tutela del nostro prodotto locale è in arrivo il marchio collettivo comunitario “cozze di Taranto”, una sorta di protezione che permetterà al mercato di poterle meglio riconoscere, fornendo una rintracciabilità che andrà dalle acque di produzione sino al banco di vendita. Ad oggi quintali di cozze vengono immessi sul mercato con la denominazione Taranto, ma in realtà si tratta di un marchio non rispondente al vero.