I taralli sono dei piccoli prodotti da forno nati probabilmente per allietare i giorni delle feste e per essere consumati per strada, è indicativo il detto “è finito tutto a tarallucci e vino” il quale indica che si è risolto tutto in un momento piacevole.

I taralli pugliesi, si possono considerare come gli antenati dei contemporanei snack salati, è chiara la loro derivazione dal tarallo napoletano previa sostituzione della sugna con l’olio del tavoliere, dando vita a un prodotto più leggero e in linea con la dieta mediterranea.

La ricetta riunisce in sé gli elementi più caratteristici del paesaggio agricolo pugliese: grano, olio e vino, nell’impasto, ai quali si possono aggiungere semi di finocchio o pepe nero o peperoncino.

Non è chiara l’origine del nome tarallo, le ipotesi sono molteplici e tutte ugualmente plausibili.

Si pensa che il nome tarallo possa derivare dal latino torrère, abbrustolire, o dal francese toral, essiccatoio, o ancora dall’italico tar, avvolgere, oppure dal francese antico danal, pane rotondo o che possa derivare dal greco daratos, sorta di pane.

Oggi i piccoli taralli pugliesi sono serviti come aperitivo da soli o in accompagnamento. Si sposano perfettamente con i sapori forti dei salumi, dei formaggi edelle olive della terra di Puglia.

Al momento della consumazione i taralli pugliesi devono avere un colore biscotto, una consistenza friabile e un sapore sapido e aromatico in base agli aromi impiegati.

Una variante del tipico tarallo salato è il tarallo dolce che prevede l’impiego di zucchero e uova nell’impasto e una golosa copertura di glassa zuccherata.

La tradizione, diffusa nella provincia di brindisi, vuole che questi taralli siano consumati nei giorni che precedono la pasqua o in occasioni particolari per esempio matrimoni, battesimi.